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Ritorna a Roma Bros tre anni esatti dopo ARTE SENZA TEMPO, l’installazione nel chiostro cinquecentesco di Palazzetto Cenci sempre presso la galleria Edieuropa. Il lavoro di Bros, artista milanese nato nel 1981, oscilla e si alterna tra l’installazione, la street art, il walldrawings e la performance, sempre mescolando critica della società, ironia e provocazione.Il doppio progetto che presentiamo è stato sviluppato assieme a Cosimo Filippini, fotografo svizzero nato a Lugano nel 1979. La caratterizzazione della persona colta nel suo trasformarsi in personaggio o in tipo, (meglio in tipologia) fa da sfondo a entrambi i lavori. L’esasperazione della “caratteristica” è quella che avvolge e deride tutti noi: lo spaesamento depersonalizzante del ruolo.
C’è di più. Le analisi si spostano sui modi e sui mondi dell’arte contemporanea stessa. Nel giorno dell’opening si apre con una performance-inaugurazione, corollario al lavoro installato. Secondo una lettura provocatoria e autoironica gli unici presenti all’apertura della loro mostra il 23 ottobre 2011 saranno i familiari degli artisti. Verranno distribuite maschere che raffigurano questi parenti.
Le maschere stesse sono opere. Barbe e baffi, occhiali, acconciature maschili e femminili di diversa forma e colore, orecchini e altri accessori daranno una rappresentazione caratterizzante di un possibile ampio corpus dei parenti degli artisti. Completa l’esposizione il risultato di una precedente performance dall’ambiguo titolo Squaraus, una satira critica-ironica che mostrava il vernissage come un avvenimento mondano e “salottiero”.
Talvolta i fruitori degli opening e delle gallerie “recitano” un ruolo che non gli appartiene, cercano forzatamente di sentirsi parte integrante dell’evento. L’effimero che si mitizza nell’aspirazione al risultato prefissato. Per la gratificazione del risultato si è disposti a tutto, mutando o variando alla bisogna perfino la stessa identità. Bros servendosi di tessuti, legno, pvc, forex, plexiglass, e altri materiali aveva realizzato, nel mese di marzo del 2011, presso una galleria di Milano , abiti, accessori e oggetti. Questi abiti sono dei costumi-opere, già indossati ed utilizzati da circa 36 interpreti.
I personaggi sono stati poi fotografati da Cosimo Fillipini. Raccontano ed indagano la psicologia dei “personaggi”. Si va dall’artista al gallerista, dal fotografo all’allestitore, dal collezionista al semplice visitatore. Con le foto e con gli abiti si formano dei dittici. La foto e i lavori diventano un tutt’uno a sottolineare che le opere presentate non sono solo gli accessori, ma gli stessi personaggi ne fanno un integrazione concettuale e ironica.