Antonio Sanfilippo
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Antonio Sanfilippo
Antonio Sanfilippo, pittore siciliano, si contraddistingue per un’assidua ricerca del segno attraverso un linguaggio prima cubista, poi astratto informale.
Antonio Sanfilippo comincia a frequentare dal 1938 il Liceo Artistico di Palermo, dove ha tra i suoi maestri Guido Ballo, e tra gli amici più cari Pietro Consagra, con il quale condivide una iniziale vocazione alla scultura, nella quale fa i suoi esordi anche espositivi in una collettiva fiorentina.
Nel dicembre del 1942 si iscrive al corso di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è allievo di Felice Carena, che ne orienta i primi passi nella pittura.
Nel 1944, all’Accademia di Belle Arti di Palermo, conosce Carla Accardi; espone l’anno seguente al Teatro Massimo con Guttuso e altri giovani, quindi – sempre nel 1945 – tiene nel capoluogo siciliano la sua prima personale.
Nel 1946 si iscrive alla sezione palermitana del Partito Comunista.
Nuovamente a Firenze, termina gli studi d’Accademia; quindi si trasferisce a Roma. Alla fine del 1946 compie il viaggio di studio divenuto per tutti canonico a Parigi, con Accardi, Attardi, Maugeri, Turcato, Consagra.
Nel 1947, assieme ad Accardi [che sposa nel 1949], Attardi, Consagra, Dorazio, Maugeri, Turcato, fonda il gruppo “Forma 1”, movimento tra i più impegnati sul fronte dell’arte astratta in Italia, che si oppone con vigore agli assiomi del realismo e del populismo artistico, caratterizzanti la produzione artistica di quegli anni.
La prima mostra del gruppo, tenutasi nel 1948 nella sede dell’Art Club di via Margutta, susciterà aspre critiche [Guttuso, Trombadori, Lucchese], ma anche entusiastiche adesioni [Fontana, Perilli, Mastroianni].
Con il 1950 l’artista individua la propria strada che lo porterà, dal concretismo di matrice cubista e costruttivista, a definire quello che è stato chiamato il “Segno” di Sanfilippo.
Nel gennaio del ’51 compie insieme a Carla Accardi un secondo viaggio a Parigi, durante il quale conosce tra l’altro personalmente Hans Hartung, che ne influenzerà profondamente la pittura, e Alberto Magnelli. ‘Riscopre’ inoltre Arp e Kandinsky.
Dai primi anni Cinquanta tiene personali di rilievo in gallerie fortemente orientate sui nuovi linguaggi, quali la Vetrina di Chiurazzi a Roma, la Libreria Salto a Milano, l’Age d’Or a Roma, il Cavallino a Venezia, la Schneider nuovamente a Roma, il Naviglio a Milano.
Nella seconda metà del decennio il suo lavoro ha crescenti riscontri internazionali (espone tra l’altro a New York, Osaka, Bruxelles, Losanna, Pittsburgh, Londra) e registra nuove, importanti adesioni critiche (scrivono di lui Marchiori, Vivaldi, Ponente, Serpan), mentre si moltiplicano le esposizioni
personali.
Dopo l’esordio nella storica edizione della Biennale del ’48, è nuovamente presente a Venezia nel ’54, nel ’64, e nel ’66 con una vasta e importante sala personale, che ne sancisce definitivamente il profilo di maestro dell’astrattismo italiano.
È, nel frattempo, regolarmente invitato alla Quadriennale romana, oltre che – tra l’altro – al Premio Graziano, al Lissone, al Michetti, e al Golfo de La Spezia.
Gli anni Sessanta vedono il definitivo affermarsi della sua pittura, in Italia e all’estero.
Fra le occasioni espositive di maggior impegno, si segnalano le personali alla New Vision Center Gallery di Londra nel ’61, all’Arco d’Alibert di Roma nel ’64, nel ’66 e nel ’69, al Naviglio di Milano nel ’65.
Espone tra l’altro a Chicago, Boston, Parigi, Berna, Torino, Bari, Bologna, Firenze; mentre si moltiplicano le firme di storici e critici di rilievo sul suo lavoro: scrivono adesso di lui Murilo Mendes, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Marisa Volpi Orlandini, Giovanni Accame; oltre ai suoi primi suoi esegeti, fra i quali in particolare Ponente e Vivaldi.
Nel ’71 tiene alla Galleria Editalia , oggi Edieuropa, di Roma, presentato da Vivaldi, quella che sarà la sua ultima personale (seguiranno poi presso la Galleria altre personali nel 1994, nel 2003 e nel 2008, oltre che numerose collettive).
Il decennio che allora si apre sarà un tempo difficile, nel quale rallenta l’attività artistica e si dirada quella espositiva.
Il 31 gennaio 1980 muore a causa di un incidente automobilistico.
Le sue opere sono presenti nei più importanti musei pubblici e presso collezioni private.
Nel 2007 è stato pubblicato il Catalogo generale di Antonio Sanfilippo, De Luca Editori.