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Arte Cinetica e Programmata “l’arte del movimento” - Galleria Edieuropa

Arte Cinetica e Programmata “l’arte del movimento”

Pubblicato da admin il

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Arte Cinetica e Programmata
L'arte del movimento

21 novembre 2010

La mostra Arte cinetica e programmata si inserisce nel programma di mostre che la Galleria Edieuropa ha dedicato ai movimenti delle avanguardie storiche, come la mostra organizzata nel 2009 sul Futurismo.

L’arte cinetica fenomenizza per la prima volta quelli che erano i postulati teorici del Futurismo e si propone di introdurre il movimento nell’opera artistica. L’arte programmata, di cui si parla dal 1962, indica un’opera realizzata in base ad un calcolo che consenta variazioni formali e cromatiche delle sequenze figurali, secondo un certo ordine temporale, tra ripetizione, variazione, accadimenti casuali e combinazione dei pattern visivi.

Questa tendenza ha goduto a Roma, negli anni Sessanta, di una notevole fortuna critica grazie alla presenza di Giulio Carlo Argan, sostenitore dell’arte gestaltica e di gruppo, e negli stessi anni la Galleria Nazionale d’ Arte Moderna, di cui era Soprintendente Palma Bucarelli, diede il via alla costituzione della sua bella e cospicua collezione di arte cinetica e programmata (i cui ultimi acquisti risalgono al 2005 in occasione della mostra dedicata al Gruppo T).

Ma da molti anni non viene proposta in città un’esposizione collettiva internazionale per così dire di “ricognizione” di questa vasta e articolata stagione artistica e questa mostra, con più di 40 opere esposte, vuole offrire al visitatore un percorso all’interno della costellazione degli artisti protagonisti di quel movimento.

La mostra è articolata concettualmente in due momenti: un primo con i padri del cinetismo, operanti dalla fine degli anni Quaranta (Yaacov Agam, Martha Boto, Pol Bury, Frank Malina, Nicolas Schöffer, Jesus Rafael Soto, Luis Tomasello, Gregorio Vardanega) e nel caso di Bruno Munari e di Victor Vasarely dagli anni Trenta e un secondo, in ordine cronologico ma non di importanza, con le opere della generazione che si affaccia sulla scena dell’arte negli anni Sessanta: Gruppo T (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco), Gruppo N (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Tony Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi), GRAV- Groupe de Recherche d’Art Visuel (Julio Le Parc, Francisco Sobrino, François Morellet, Yvaral, Horatio Garcìa Rossi, Hugo De Marco, Joël Stein), Carlos Cruz Diez, Getulio Alviani, Dadamaino, Antonio Barrese/MID. Inoltre, a testimoniare la persistenza, nelle ultime generazioni, delle ricerche che sollecitano l’intervento dell’osservatore e potenziano le sue dinamiche percettive, quanto il suo lato ludico, viene presentata un’ opera di Daniele Statera.

L’osservatore è così accolto da opere in movimento reale (cioè interno all’opera) o virtuale (ottenuto dallo spostamento del suo punto di vista), ad animazione manuale o elettromeccanica, dove le forme si sdoppiano o si moltiplicano a seconda dei suoi spostamenti, dove azionando i dispositivi elettronici si avviano imprevedibili sequenze figurali. L’occhio è immerso in un mondo di immagini che lo sollecita ad intraprendere sempre nuovi percorsi: “circumnavigazioni multiple, dato che ad ogni viaggio la prospettiva cambia e la comprensione dell’opera si arricchisce” (U. Eco).