Gerardo Dottori,
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Gerardo Dottori
(Perugia, 1884
Perugia, 1977)
Mostre
- Ambientazioni Futuriste Gerardo Dottori, la sala da pranzo; dipinti futuristi e contaminazioni contemporanee
- Gerardo Dottori opere inedite o raramente esposte dal maestro dell’aereopittura
- ABSTRACTA – Da Balla alla Street Art
- CARTE – Dal Futurismo ad Oggi
- Ricordi Contemporanei
- Proposte per una collezione
- QUI arte contemporanea, quarant’anni
- VEDO BLU, il blu nell’arte contemporanea
- Dal Futurismo all’Astrattismo
Gerardo Dottori, pittore italiano, vuole esprimere la realtà come fenomeno in divenire. Il suo obiettivo era un’arte totale, l’Areopittura, una prospettiva che riuscisse a cogliere contemporaneamente le diverse sfaccettature dall’alto.
Le sue immagini, liriche e contemplative, che uniscono il dinamismo moderno della visione al senso mistico della natura, coniugano plasticismo con suggestioni astratte creando vibranti sintesi di colori e forma.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Perugia, lavora inizialmente come riquadratore di stanze. Dopo il diploma, nel 1906, si trasferisce a Milano, ma per la scarsità di lavoro dopo sei mesi torna nella sua città natale, cosciente dei limiti e del ritardo culturale della provincia.
Prosegue nella sua attività di decoratore ed entra in contatto con gli intellettuali fiorentini Settimelli, Carli e Scattolini.
Nel 1911 incontra a Roma Giacomo Balla e matura la sua adesione al Futurismo, suggellata nel 1914 con una serata futurista al Politeama Tirreno di Perugia, presenti Marinetti, Buzzi e altri.
La parentesi bellica, il suo impegno al fronte e la morte di Boccioni non lo demoralizzano.
Nel 1920 fonda a Perugia la rivista “Griffa!” e nello stesso anno tiene la sua prima mostra a Roma da Bragaglia.
Da quel momento sarà sempre presente alle mostre e manifestazioni futuriste.
Nel 1923 decora gli interni del ristorante Altro Mondo di Perugia, precoce esempio di ambientazione futurista.
Nel 1924 viene accettato alla Biennale di Venezia, con la contrarietà di Marinetti, risultando il primo futurista ammesso.
Nel 1926 si trasferisce a Roma per alcuni lavori di decorazione; vi rimarrà fino al 1939, quando rientrerà a Perugia chiamato alla cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti.
Tra le opere romane gli importantissimi dipinti nell’Idroscalo di Ostia del 1928, elogiati da Marinetti come esempio esaltante di aeropittura futurista.
Nella capitale lavora come giornalista, intensificando il suo legarne con l’avanguardia futurista.
Nel 1931 su “II Giornale della Domenica” esce il Manifesto dell’aeropittura futurista, firmato da Marinetti e sottoscritto realizza allestimenti per la Mostra della Rivoluzione Fascista.
Nel 1933 è vincitore del Premio Nazionale di Pittura Golfo della Spezia.
Dopo il suo rientro nel capoluogo umbro del 1939 rafforza i contatti con il gruppo dei futuristi umbri e nel 1941 pubblica il Manifesto umbro dell’Aeropittura.
La fine della guerra segna la fine del Futurismo storico; Dottori continua a insegnare all’Accademia e, e alla fine dell’avventura futurista, approda a una pittura più contemplativa. Nel 1957 dona alcuni dei suoi capolavori al Comune di Perugia.
Nel 1970 per Editalia di Roma esce la grande monografia curata da Tancredi Loreti con testo di Guido Ballo e nello stesso anno presso la Galleria Editalia tiene la sua personale, (dove sarà presente anche nel 1983, 1994, 2006, 2009).
Muore nella sua terra nel 1977.
“Mediante gli stati d’animo delle velocità aeroplaniche ho potuto creare il paesaggio terrestre isolandolo fuori tempo spazio nutrendolo di cielo per modo che diventasse paradiso”. G. Dottori