Umberto Mastroianni, scultore europeo
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A Roma grande antologica di opere del maestro di Fontana Liri
La retrospettiva documenterà una sintesi di tutto il percorso creativo del Maestro di Fontana Liri, dal bozzetto della Deposizione del 1928 al Teatro magico XII del 1998. Saranno esposti bronzi (una trentina e per di più alcuni inediti o poco visti), legni, ori, argenti, arazzi, acciai, ottoni, terrecotte, vetri, plastiche, stoffe, ecc., tutti i materiali adoperati da Mastroianni, in cui Brancusi e Tatlin gli sono antecedenti molto più di ogni altro scultore italiano.Saranno esposti circa centottanta lavori e sarà pubblicato un catalogo (edito da Edieuropa) corredato dalla riproduzione a colori di tutte le opere, con un esaustivo saggio critico di Floriano De Santi, curatore della mostra e del relativo studio monografico, e testi di Claudio Spadoni, Direttore del Museo d’Arte Contemporanea di Ravenna; Marisa Vescovo, docente di Storia dell’Arte all’Università di Genova e Roman de la Calle, Direttore del Museo d’Arte Contemporanea di Valencia.
La levigata tenuità plastica delle prime opere di Mastroianni – soggetti religiosi, ritratti e nudi, che coprono un arco di tempo che va dal 1928 al 1940 – ha incontrato la storia, in primo luogo quella dell’arte rinascimentale di Francesco Laurana e di Donatello. E’ stato un universo rivelato a se stesso e poi verificato attraverso il lavoro dei più grandi maestri del Novecento, come Brancusi, Medardo Rosso, Archipenko e Boccioni.Nella stagione neo-cubista del 1941-1954 la ricerca formale trae le sue origini dalla geometria: dalla linea curva, dal segmento, dall’ellisse. Sin da queste prove il rapporto del resto da lui tenuto con le avanguardie scultoree europee pare innegabile. Mastroianni appartiene alla stessa famiglia universale dei Moore e dei Lipchitz. Con Battaglia e Apparizione alata del 1957, presentate alla XXIX Biennale di Venezia del ’58, consegue il riconoscimento più alto: il Gran Premio Internazionale per la Scultura. Prende avvio il suo periodo informale (1957-1968), con bronzi, cartoni graffiati, rilievi policromi, solcati da ferite, da laceranti mutilazioni.La forma – come hanno riconosciuto anche storici dell’arte del calibro di Giulio Carlo Argan, Lionello Venturi, Jean Cassou, Cesare Brandi e Steingräber – non è sconnessa ma porta i segni della violenza. Dal 1969 al 1988, il periodo del “macchinismo fantastico”, Mastroianni è guidato da una intenzionalità costruttiva tipica dell’industria moderna. Laddove un bricoleur come Calder parla mediante le cose, la realtà è il suo linguaggio, un costruttore come Adam parla delle cose, il linguaggio preesiste, è la tecnica. Il contrasto dei due modi, come di conscio e d’inconscio, è il dramma dell’uomo moderno, e Mastroianni è andato molto dentro al problema. La sua ideologia dell’arte è artigianale ad oltranza.Gli ultimi dieci anni di vita sono caratterizzati, con i cicli plastici e pittorici “Metamorfosi”, “Kaos”, “Teatro magico”, “Giochi del Tao” e “Infinito cosmico”, dalla stagione delle “Figure dell’inconscio”. Tutto avviene nel sottosuolo, dove si ascoltano i soffi, gli ansiti e i guaiti delle creature invisibili disegnate da Mastroianni.