UN PO’ POP: Angeli Festa Schifano
Pubblicato da admin il
La mostra rientra
tra gli eventi promossi
da GUSTO KOSHER 2017
A loro si aggiunsero poi – oltre all’unica donna Giosetta Fioroni – Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Cesare Tacchi e Renato Mambor. Figure interessanti tanto da suscitare l’attenzione di artisti stranieri come Rauschenberg e De Kooning e grazie ai quali l’arte italiana si affermerà di lì a poco anche oltre oceano.
Angeli, Festa e Schifano eclettici e sperimentatori indimenticabili, furono autonomi nelle loro intuizioni e accomunati da un’unica energia rivoluzionaria. Focus delle loro opere è l’attenzione alla mescolanza dei linguaggi e alla pluralità espressiva dei soggetti, aperti alla sperimentazione e a tutte quelle forme artistiche che attingono dal quotidiano, dalla società moderna, dal mondo dei consumi, la loro arte rappresentò la risposta italiana alla Pop Art americana.
Il progetto espositivo prevede una selezione di opere su tela e su carta, datate dagli anni ’60 alla metà degli anni ’80, tra le più rappresentative degli artisti protagonisti di questa irripetibile temperie culturale, espressione di un decennio per certi versi considerato oggi “mitico”, segnato dalla “dolce vita”, dal boom economico e da una teoria e una pratica destinate a esercitare una duratura influenza sul presente dell’arte.
Mario Schifano fu la figura principale del gruppo, influenzato dagli statunitensi Rauschenberg e Johns. Per l’artista la superficie pittorica non tende mai ad espandersi nelle tre dimensioni, piuttosto è considerata uno “schermo” su cui si rispecchia il mondo moderno, è questo il caso dell’opera esposta “Ore 22 Notizie” del 1972.
Da considerarsi “schermi” anche i quadri di Franco Angeli, realizzati con successive passate di colore e strati di garza, sotto i quali si pongono le immagini del potere e della violenza – aquile, croci , svastiche, falci e martello – come nell’opera “Orizzonte” dei primi anni ’70. Più oggettuale è invece il lavoro di Tano Festa, il quale lavora con le immagini provenienti dalla storia dell’arte – come l’opera “Da Michelangelo” del 1978 – interpretandoli come segni di un mondo commercializzato e sottoposto alle stesse leggi con cui si gestiscono i prodotti di massa.